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Riforma del catasto 2022: tutte le novità

Riforma del catasto 2022: tutte le novità

La riforma del catasto 2022 ha acceso il dibattito pubblico e politico per diverse settimane, prima di essere approvata all’inizio di marzo. 

Ma esattamente la riforma del catasto cosa comporta? Quali saranno le differenze per i cittadini e soprattutto per i proprietari di immobili? Prima di correre ad allarmarsi, è bene ricordare che i nuovi parametri entreranno in vigore dal 1 gennaio 2026. C’è quindi tutto il tempo per mettere in regola i propri documenti e comprendere esattamente cosa cambierà. 

Abbiamo preparato uno specchietto in cui elenchiamo le novità introdotte dalla riforma del catasto 2022 e tutto ciò che c’è da sapere sulle controversie ad essa legate. 

Riforma del catasto, cosa comporta?

Inserita all’interno della delega fiscale discussa dal Governo Draghi, la riforma del catasto 2022 ha alcuni punti chiave su cui tutte le forze politiche si sono trovate d’accordo. Tra questi: 

  • modifiche legislative che rendono corretti gli immobili e i terreni non registrati (quindi non accatastati), quelli per cui i cittadini non pagano le tasse abusivamente; 
  • modifiche del valore riconosciuto alle unità immobiliari di interesse storico o artistico, che otterranno degli sgravi in funzione delle spese per la loro manutenzione;
  • la correzione dei terreni edificabili accatastati come agricoli. 

Su un punto, però, la maggioranza si è spaccata. Ed è questo il più grosso cambiamento apportato dalla riforma del catasto 2022. Si tratta dell’articolo 6 che modifica la registrazione delle informazioni di tutti i fabbricati presenti sul territorio nazionale. La riforma è passata e le sue modifiche, proposte da alcuni esponenti politici, sono state accantonate, quindi l’articolo 6 entra pienamente in vigore dal 1 gennaio 2026 così come tutto il resto del testo. 

Cosa dice l’articolo 6 della riforma del catasto

A destare scalpore è stata una novità introdotta proprio all’articolo 6, ovvero la decisione di sostituire i metri quadri ai vani nel calcolo della redditività di un immobile. Nello specifico, la riforma del catasto 2022 introduce anche il valore patrimoniale e una rendita calcolata sui parametri del mercato e stabilisce che il loro calcolo verta, appunto, sull’ampiezza dell’immobile e non sul numero di vani.

Ecco i punti cruciali del celeberrimo articolo 6 della riforma del catasto e cosa comporta. Il titolo di questo articolo recita “Princìpi e criteri direttivi per la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e la revisione del catasto dei fabbricati”. La declinazione delle informazioni da aggiungere al catasto segue queste quattro regole: 

  1. Le informazioni rilevate (secondo i princìpi di cui allo stesso comma) non sono utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali né, comunque, per finalità fiscali.
  2. Vanno attribuiti a ciascuna unità immobiliare, oltre alla rendita catastale determinata secondo la normativa attualmente vigente, anche il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato;
  3. Vanno previsti dei meccanismi di adeguamento periodico dei valori patrimoniali e delle rendite delle unità immobiliari urbane, in relazione alla modificazione delle condizioni del mercato di riferimento e comunque non al di sopra del valore di mercato.
  4. È necessario prevedere, per le unità immobiliari riconosciute di interesse storico o artistico, adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario che tengano conto dei particolari e più gravosi oneri di manutenzione e conservazione nonché del complesso dei vincoli legislativi rispetto alla destinazione, all'utilizzo, alla circolazione giuridica e al restauro di tali immobili.

Cosa comporta la riforma del catasto per i cittadini

La preoccupazione di molti cittadini e di alcune forze politiche è che la tassazione sugli immobili possa aumentare in seguito all’attuazione della riforma del catasto 2022. Questa infatti prevede che, una volta adeguate le informazioni di ciascun immobile sul territorio, il secondo passaggio sia quello di creare un nuovo registro che integri quello catastale. 

Si tratta però solamente di un approfondimento delle informazioni di ogni immobile al quale il Governo potrà avere accesso ma che non comporterà, almeno secondo le posizioni dell’attuale esecutivo, alcun cambiamento nel sistema fiscale. In definitiva questa riforma catasto cosa comporta? Prima di tutto una legislazione di tutti quei beni immobili che finora, per qualsiasi motivo, non siano stati accatastati o abbiano ricevuto un accatastamento non corretto. 

Un’altra importante novità è quella che riguarda le informazioni relative a questi immobili in termini di ampiezza della superficie e valore patrimoniale rispetto al mercato di riferimento. Chi è in regola con le proprie dichiarazioni dei redditi non ha dunque nulla da temere: la riforma del catasto 2022 serve a migliorare la quantità e la qualità delle informazioni relative agli immobili e non intacca la situazione fiscale dei proprietari. Anzi, nel caso di immobili dal valore storico o artistico, ne riconosce gli oneri di manutenzione e prevede alcuni appositi sgravi. 

Chi non ha la certezza che gli immobili di proprietà siano accatastati correttamente, può richiedere una visura catastale e una planimetria per assicurarsi che la destinazione d’uso e le dimensioni del fabbricato siano conformi. Se non è così una correzione dei dati catastali, svolta anche tramite il nostro servizio online, risolverà facilmente la difformità. 

 

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